«Basta quote giovani»

«Basta quote giovani. Vogliamo essere coinvolti in tutti i processi decisionali di enti, associazioni, fondazioni, partecipate». È la richiesta di Alberto Lazzaro, presidente Gruppo Giovani Imprenditori Unione Industriali di Torino.

01Feb '23

«Basta quote giovani»

«Basta quote giovani». C’è una generazione intrappolata tra due crisi di proporzioni storiche: la Grande Recessione (2008-2013) e la pandemia. Appesantita dall’invecchiamento demografico, dalla disoccupazione, dalla precarietà del lavoro, dalla sottoccupazione, dall’accesso alla casa. Un percorso ad ostacoli che rende molto difficili condizioni di vita stabili, il miglioramento del proprio benessere economico, persino il progresso come professionisti.

A livello sociale è difficile prevedere le conseguenze di questo fenomeno. Ma non è impossibile pensare a un aumento delle disuguaglianze nel lungo periodo. Lo dimostra il fatto che ci sono Paesi dove il 90% dei giovani non può contare su un reddito per vivere da solo.

Il segreto è essere Futurabile

«Basta quote giovani» Ma non mancano segnali positivi che abbiamo approfondito con Alberto Lazzaro, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali di Torino. Tra i motivi di ottimismo, per esempio, la formazione del capitale umano: il valore aggiunto che i giovani possono portare alle aziende grazie alle loro competenze. La loro familiarità con la tecnologia può infatti metterli in una posizione privilegiata per accedere a nuovi posti di lavoro che si presenteranno nei prossimi anni. Basta pensare alla transizione energetica e allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.

«I giovani e le idee innovative sono il segreto di ogni comunità che vive il presente con fiducia e che guarda al futuro con coraggio. Il segreto è essere Futurabile: abile a creare il futuro con le proprie mani» afferma Alberto Lazzaro.

Giovani e sviluppo rappresentano un binomio strategico se si vuole promuovere la crescita di una comunità. Neppure Torino sfugge a questa urgenza…

È vero. Uno dei temi più affrontati dalla politica è come invertire il calo demografico che da anni affligge la nostra città: garantire a Torino un futuro florido e prospettive di crescita. Parallelamente, le nostre imprese si interrogano da sempre su come incentivare giovani di talento a crescere, formarsi in Italia e nel mondo per poi scegliere di vivere a Torino, e lavorare nelle aziende della nostra città.

Si tratta di una responsabilità trasversale che chiama in causa tutti..

E il pericolo di questa mancata assunzione di responsabilità è ormai dietro l’angolo. Quando una comunità non tutela e valorizza i giovani, e non crea le migliori condizioni per attrarli, sta semplicemente distruggendo il proprio futuro. Sta impoverendo la sua produttività, reale e potenziale, la sua capacità di rinnovare idee, la propria forza lavoro futura. Sta ostacolando ogni possibile innovazione, creatività e immaginazione di nuovi scenari.

«Non trattateci come panda in estinzione»

Spesso i giovani non sono proprio indicati come il volano del futuro…

È ora di dirlo: i giovani non sono “panda in estinzione da proteggere perché non sanno badare a se stessi. Anzi, proprio questo atteggiamento nei loro confronti li porta a immaginare un futuro lontano dalla terra di origine. Magari per cercare soddisfazioni negate a casa propria.

Quali sono allora le richieste che si alzano dal vostro Gruppo?

Basta quote giovani. Chediamo di essere coinvolti attivamente, non in una misera “quota giovani” che rappresenta più un alibi per lo status quo che una soluzione. Vogliamo essere coinvolti in tutti i processi decisionali di enti, associazioni, fondazioni, tavoli di lavoro e partecipate pubbliche. Non solo per portare il nostro pensiero ma per incidere con decisioni consapevoli e responsabili. Sappiamo “tirarci su” le maniche e abbiamo le competenze per costruire il  nostro presente e il futuro del nostro territorio.

«Affianchiamo i giovani a ogni carica di rilievo»

Cosa proponete al posto della “quota giovani”?

Semplice: affiancare ad ogni carica di rilievo della nostra città e nelle aziende un giovane talentuoso e promettente. In questo modo si svilupperebbe un dialogo concreto tra sensibilità differenti e complementari. Così facendo, porteremmo a casa due risultati. Primo, i giovani ingaggiati permanentemente, una volta stabilite le regole del gioco, potranno assumersi la responsabilità dell’esecuzione di quei piani e crescere con l’orgoglio di aver contribuito alla buona salute del proprio territorio.

E il secondo risultato?

Quello che i giovani, una volta cresciuti, saranno in grado di lavorare fianco a fianco ad altri giovani di domani. Perché avranno chiaro il valore di guardare il futuro con gli occhi di chi quel futuro dovrà viverlo e non più subirlo.

La forza della competenza

Credete dunque sulle competenze dei giovani. È indubbio che i giovani di questo secolo abbiano il grande vantaggio di poter accedere a un vasto mercato educativo globale…

Esatto. Ma attenzione: non è una fiducia cieca. Chiediamo ai giovani l’impegno della responsabilità.

Che cosa significa?

Essere “abili a rispondere” o più semplicemente essere competenti. Chiediamo un impegno formativo importante. La nostra è una società fondata su diritti conquistati negli anni e non vanno dimenticati i doveri dei singoli verso la comunità nella quale vivono. E a chi obietta che la vita è difficile e che nulla si può cambiare… noi rispondiamo che gli “aquiloni volano solo controvento”.

 

 

 

 

 

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