Le energie necessarie per cambiare un’epoca

La corresponsabilità civica è strategica affinché il nostro Paese guardi al futuro con dignità e intelligenza. La politica saprà interpretare questo dovere?

19Ott '22

Le energie necessarie per cambiare un’epoca

Le energie necessarie per cambiare un’epoca. Siamo di ritorno dal 37° convegno dei Giovani Imprenditori svoltosi a Capri. Il titolo del convegno era: »Energie per cambiare un’epoca». Il concetto di energia l’ha fatto da padrone lungo tutto il convegno, ma non solo per come ce lo racconta la cronaca quotidiana. 

Le energie necessarie per cambiare un’epoca

Abbiamo parlato dell’energia anche come elemento indispensabile a qualunque iniziativa, individuale o imprenditoriale che sia. L’incertezza che regna sui mercati finanziari, principalmente legata all’andamento del prezzo dell’energia, investe la vita degli italiani e di tutti i cittadini europei. 

“Energie”, il titolo del convegno, declinava il plurale: per dire di quelle forze e quelle necessità che ha il nostro Paese di scrollarsi di dosso un periodo di difficoltà che parte ben prima dello scoppio del conflitto russo ucraino e ben prima della pandemia. 

Le energie plurali

Questi due aspetti messi insieme, “energia” e “energie”, ci hanno portato a dare un messaggio che unisce il tema del lavoro e quello dei giovani che lo cercano, il tema dell’industria e dei giovani imprenditori che ci provano.  

È il lavoro che crea quell’energia che serve al nostro Paese per riemergere. Lavoro giovane capace di restituire attrattività all’Italia e alle ricchezze che il territorio già ha. 

Le energie e l’immobilismo

D’altra parte dobbiamo essere consapevoli che il problema nel nostro Paese deriva da anni d’immobilismo decisionale. Basti pensare che ben 14 anni fa, la presidente del Giovani Imprenditori di allora, Federica Guidi, nelle sue tesi manifestava la dipendenza da un unico fornitore energetico, che era la Russia. Già da tempo i giovani imprenditori segnalavano che questa anomalia era un potenziale “rischio Paese”. Già allora a noi appariva chiaro.

Che cosa è stato fatto dai decisori pubblici? Nulla. 

Oggi abbiamo necessità che la politica esprima finalmente un governo forte, basato su idee e progetti. La smettano di continuare a litigare sul toto ministri e il toto sottosegretari, non siamo più in campagna elettorale. Gli italiani si sono espressi in maniera molto chiara. Abbiamo bisogno senza indugio di progetti forti che derivino da un governo autorevole.

Questo ci preme, non soltanto che un governo in qualche modo resista, pur di non andare a nuove elezioni. Desideriamo un governo attivo, che crei olitiche industriali e politiche del lavoro, capaci di rilanciare l’Italia e a riportarla a essere a pieno titolo la seconda manifattura d’Europa. E, chissà, magari puntando anche a essere la prima.

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