Pronti per l’auto elettrica?

L’elettrico puro è una strada percorribile? È la risposta a una domanda crescente dei consumatori? Come impatterà nel nostro quotidiano? Esistono alternative? Lo abbiamo chiesto a Bruno Dalla Chiara, professore in Transport Systems al Politecnico di Torino

15Feb '23

Pronti per l’auto elettrica?

Pronti per l’auto elettrica? Per raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050, l’Unione Europea ha raggiunto un accordo che vieta la vendita di nuove auto e furgoni a benzina e diesel a partire dal 2035. Da quella data i veicoli dovranno essere a emissioni zero. Con l’obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni per il 2030 a quota 55% per le auto e 50% per i furgoni. Il dato di partenza è che il trasporto su strada rappresenta oggi un quinto delle emissioni di CO2 in Europa.

Il dibattito negli ultimi mesi è molto vivace. Alcuni Paesi stanno pensando di rivedere l’obiettivo del 100% elettrico. La Francia, per esempio, ha voluto una clausola di revisione entro il 2026 per dare più tempo alle case automobilistiche di adattarsi ai vincoli legati alla nuova produzione.

I dubbi dell’Italia

Anche l’Italia ha espresso dubbi: teme per il suo mercato interno automobilistico che, a differenza del resto d’Europa, non è tornato a crescere. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha denunciato che questa decisione potrebbe portare a migliaia di licenziamenti nelle case automobilistiche europee con una conseguente minaccia sociale.

Su questo punto si espresso più volte e con determinazione il presidente dell’Unione Industriali di Torino Giorgio Marsiaj.

Insomma, pronti per l’auto elettrica? Per molti, la legge che sancisce la fine del motore termico in Europa nel 2035 è un’eresia economica e industriale anche se diverse case automobilistiche hanno già annunciato importanti investimenti nell’elettrificazione. I rischi non sarebbero solo quelli di azzerare il sistema produttivo europeo, nel suo know how e nella sua filiera. Dubbi e perplessità riguardano anche la rete di ricarica che dire insufficiente nel nostro Paese è un eufemismo; la produzione di batterie con l’evidente rischio di diventare da subito dipendenti dalla Cina; il recupero e il riciclo delle batterie; il reale risparmio energetico.

Senza aiuti non c’è mercato

E non basta. A questi si aggiungono interrogativi che riguardano il mercato, il consumatore. Ad oggi l’interesse degli automobilisti per le auto elettriche è scarso e in tutto il mondo la quota di veicoli elettrici è direttamente legata agli incentivi finanziari. Pesa infatti il costo elevato. Come dire che, senza aiuti, non c’è mercato.

Pronti per l’auto elettrica? Certo, possiamo immaginare che entro il 2035 le auto elettriche avranno più autonomia, si ricaricheranno più velocemente, costeranno meno e ci saranno punti di ricarica ovunque. Ma ad oggi navighiamo ancora abbastanza a vista. E con poche certezze. Per questo abbiamo approfondito il tema con Bruno Dalla Chiara professore di Trasporti al Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture al Politecnico di Torino.

 

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