«A Torino serve una iniezione di coraggio». L’appuntamento con Barbara Graffino, imprenditrice, co-founder di Talent Garden e vice presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino, avviene in una giornata uggiosa di una primavera che fatica a esplodere. Un po’ come Torino che fatica a trovare il passo giusto per ricollocarsi al centro di un sistema, allontanando da sé il rischio di diventare periferia di altro.
Un luogo per aggregare talenti
«A Torino serve una iniezione di coraggio». È della città, del suo futuro, delle sue imprese, delle sfide che la attendono che vogliamo parlare. Ma dove farlo all’aperto in tempo di pandemia? È Barbara Graffino a scegliere il luogo, le Ogr, Officine Ferroviarie Grandi Riparazioni. Quello spazio di archeologia industriale dove la Compagnia delle Strade Ferrate Alta Italia già dal 1854 si organizzava con proprie officine e che, dopo un lungo periodo di abbandono, ha cambiato pelle: ha creduto in un progetto e oggi è il luogo visionario per antonomasia della città. In questa scelta c’è tutto il pensiero di Barbara Graffino sul futuro di Torino. Mi dice: «Le Ogr hanno visto convergere qui un grosso impegno affinché si sviluppasse un luogo. Perché servono anche i luoghi per aggregare talenti, idee, progettualità per il futuro. Serve un’iniezione di coraggio».
«A Torino serve una iniezione di coraggio»
Barbara Graffino arriva all’appuntamento in sella all’inseparabile Vespa rossa che usa tutto l’anno per gli spostamenti in città. È pragmatica, lucida nell’analisi, veloce nel pensiero e a microfono spento mi anticipa che a Torino serve «una iniezione di coraggio». «Ci vuole una visione. E per raggiungerla va stretta una alleanza comune. Perché una città deve creare posti di lavoro e generare opportunità per attrarre talenti e competenze”. Ha chiaro il percorso: “Dobbiamo attingere alle nostre tradizioni imprenditoriali andando oltre». Il riferimento è alla mobilità, così centrale nel passato e nel presente di Torino. «Che non è più solo auto – spiega Graffino – ma è connettività, intelligenza artificiale, tecnologia, elettrificazione, condivisione».
Big data/Transizione digital/Digital Transormation
Torino può contare su un ecosistema e una realtà industriale davvero importanti. Ma ora la sfida è pilotare tutto questo verso il futuro. Per Barbara Graffino le tre sfide sono Transizione Digitale, Big Data, Digital Transformation. Ma non nasconde che servono alleanze: «Dobbiamo connettere tutti quegli attori che possono avere un ruolo nell’innovazione. Non deve restare una nicchia per pochi. Anzi, dobbiamo renderla accessibile a tutti i settori che concorrono allo sviluppo della città».
Impatto sociale = Generare lavoro
In una prospettiva di crescita futura, la città non può certo eludere la sfida di diventare un laboratorio di inclusione e sostenibilità. E dare risposta concreta al concetto di Impatto Sociale. «A Torino se ne parla molto», commenta la vice presidente del GGI. «Sicuramente anche per la sua forte tradizione legata ai Santi Sociali. Penso a Don Bosco, alla formazione, al lavoro…».
«L’impresa non è un mondo per soli uomini»
C’è da capire a questo punto come e quanto la presenza femminile potrà incidere sul futuro di Torino. Perché, diciamolo, i numeri sono impietosi. «Nel mondo delle start up innovative italiane, circa 11 mila, solo il 13% fa riferimento a donne. Sono numeri ancora troppo bassi e sui quali dobbiamo interrogarci», spiega Graffino. «E vorrei poter vedere il giorno in cui non ci saranno più Quote Rosa».
Inutile nascondersi che in Italia le donne lavoratrici sono il 48.1% contro una media europea del 67%. Non si tratta solo di una questione di pari opportunità e di riconoscimento del talento, è anche una questione di crescita economica. Con un tasso di occupazione femminile al 60%, secondo le stime della Banca d’Italia, il Pil crescerebbe del 7%. La strada per il vice presidente di GGI Torino è insistere sulla formazione e sull’educazione all’imprenditorialità.
Come sarà l’impresa post Covid-19?
Il nostro incontro non può finire qui. Non può non tenere conto della drammatica attualità che ci accompagna da marzo 2020: l’emergenza sanitaria del Coronavirus. La pandemia che sta piegando la nostra economia, segnando solchi ancora più profondi all’interno delle diseguaglianze già presenti. Una realtà che chiede una forte iniezione di coraggio per usare le parole di Barbara Graffino. E allora… come sarà l’impresa post Covid-19?
Carla De Meo (Treviso, 1966), giornalista professionista. Ha lavorato per il Sistema Camerale Veneto, al Gazzettino, ad Antenna Tre. Conduce convegni ed eventi formativi (Made Expo, Edilportale) si occupa di comunicazione strategica di progetti online e offline (edilizia, sostenibilità, economia circolare, comfort, hotellerie).