Galeotta fu la caldaia

La vicenda della startup Enerbrain: solido quartier generale a Torino e lavori in tutto il mondo. Ecco com'è nata e come si sta sviluppando.

L'energia intelligente nasce a Torino: ecco i founders di Enerbrain
29Apr '21

Galeotta fu la caldaia

L’energia intelligente nasce a Torino. Come? Le buone idee possono scattare anche osservando una caldaia che non funziona come dovrebbe. È successo qualche anno fa a Marco Martellacci, fisico cibernetico torinese. La domanda che si è posto era semplice: come posso rendere davvero efficiente la mia caldaia?

La risposta che sì è data (vedremo quale), era quella giusta. Giusta a tal punto che è diventata una startup di successo. Si chiama Enerbrain, ha il quartier generale a Torino, altre sedi a Tokyo, Singapore e Dubai, fatturato a 4 milioni e mezzo di euro (ma punta i 7,7 milioni nel 2021), e 50 dipendenti tra fisici, matematici, ingegneri, informatici, esperti di marketing. Età media: 35 anni.

L’energia intelligente nasce a Torino

Giuseppe Giordano è il ceo di Enerbrain. Mi accoglie nella splendida sede di Strada della Villa d’Agliè, nel pre collina torinese. Classe 1984, diventato architetto al Politecnico, è andato in Texas (passando da Londra) a fare esperienza. Il classico cervello in fuga.

Succede però che mentre Giuseppe è in giro per il mondo, Marco smette di osservare la caldaia e trova la soluzione che cercava. «Inizia a mettere a punto un sistema che monitorando continuamente i dati ambientali permette al sistema di riscaldamento di funzionare quanto necessario, quando necessario e dove necessario – mi spiega il ceo di Enerbrain -.  I dati raccolti viaggiano sul cloud, l’algoritmo apprende ed elabora la strategia di regolazione corretta e il gioco è fatto.

Tanto basta per convincerlo a lasciare il Texas e diventare, insieme a Filippo Ferraris, Francesca Freyria (altri due “cervelli in fuga”) e ovviamente Marco Martellacci i  fondatori di Enerbrain.  «Era il 2015 e avevamo tutti voglia di metterci in gioco a casa nostra. Di fatto eravamo dei pionieri, e soprattutto nessuno di colpo che si occupavano di efficientemente energetico usavano il cloud. Anzi c’erano aziende che nella loro policy vietavano esplicitamente l’uso del cloud nella loro attività».

Intelligenza artificiale e Internet delle cose

Internet delle cose (IoT) e intelligenza artificiale (IA) sono i due pilastri attorno ai quali Enerbrain (“brain”, in inglese, significa “cervello”) ha costruito il proprio successo di mercato. Conferma Giordano: «Il nostro intervento migliora l’efficenza dell’impianto, in media, del 30%. Con tutti i risparmi e le migliorie ambientali che ne conseguono».

Se in pochi anni Enerbrain è diventata leader del settore non solo in Italia e guarda sempre di più al mercato estero per consolidarsi un motivo ci sarà. «Prima di tutto ci siamo detti: se un’idea innovativa funziona in Italia, funzionerà ovunque. Avevamo ragione. Il segreto è nella semplicità: studio preliminare e installazione di sensori wireless. In poche ore possiamo mettere qualunque edificio in condizione di essere monitorato e, raccolti i dati necessari, consentire all’impianto che scalda o raffresca di funzionare al meglio».

Usare l’energia con intelligenza è possibile. Facciamo un esempio: per il Comune di Torino, in 4 settimane, ha installato il proprio sistema su 89 edifici pubblici. Calcolando l’impatto positivo sulla diminuzione di CO2 immessa nell’aria grazie all’efficientamento energetico, Enerbrain ha calcolato, sull’anno lo stesso beneficio dato da un bosco di 100 mila nuovi alberi. A Torino gli alberi censiti sono qualche migliaio in più.

Made in Turin

Altro elemento non trascurabile: tutto ciò che viene installato è prodotto “made in Turin”. «Il legame con la città è forte, inutile negarlo. Si è creato un gruppo di lavoro non replicabile altrove. Certo, non sarebbe che Torino riscoprisse la propria centralità in Italia, in Europa e nel mondo. L’eco olimpica è terminata e si è avviata una evidente fase di involuzione. Per chi fa impresa non è un dettaglio».

Preoccupati per il futuro? «No. Entro l’anno assumeremo almeno altre 10 persone qui in sede e prevediamo una crescita di fatturato fino a 20 milioni di euro entro il 2023».

Quindi? «Industria 4.0 per noi è stata una molla decisiva. Le scelte della politica pesano sulla vita delle aziende e sulla loro capacità di crescere, fare prodotto, creare indotto. Attorno a noi, che siamo , relativamente pochi ci sono migliaia di persone impegnate nelle filiere di produzione, installazione, assistenza. Abbiamo uffici in mezza Europa e cresciamo in Oriente e Medio Oriente, non saremo una multinazionale , però…».

Tutto ciò, osservando una caldaia che non funzionava a dovere. Applausi.

 

 

 

 

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