Torino e il suo futuro. Ho conosciuto Giuseppe Russo un paio d’anni fa grazie a questo blog, ed è stato amore a prima vista. Ci sono argomenti con i quali ho relazioni complicate: l’economia è uno di quelli. Le dinamiche che regolano la nostra capacità di guadagnare, spendere, risparmiare, crescere o decrescere mi hanno sempre affascinato. Mai mi si sono rivelate come accessibili.
Torino e l’economia. Poi, grazie a Giuseppe Russo, ecco l’epifania. Giuseppe (ci diamo del tu, per me un onore) è un economista, è giovane (nel senso che è del 1961), ed è il direttore del Centro Einaudi di Torino. Ha un pregio straordinario: racconta l’economia in modo tale che anche un analfabeta economico del mio livello, può iniziare a comporre qualche brandello del puzzle. A dirimere un po’ la nebbia, a intuire cosa gli accade intorno.
Questa sua attitudine all’analisi, alla divulgazione e alla progettualità, si trasforma in passi concreti. Da tempo è una sensibilità che si affianca a uno studio sulla città metropolitana che si chiama Rapporto Giorgio Rota. giunto alla ventunesima edizione.
Si tratta di un ampio, approfondito, propositivo, sguardo socio-economico sul capoluogo piemontese. È molto atteso da una bella fetta di opinione pubblica. I decisori lo temono non poco. Le ragioni sono facili da intuire: Il Rapporto Giorgio Rota è uno studio tanto indipendente quanto fondato. I suoi numeri sono inappellabili. Non solo: lo studio del Centro Einaudi, e qui, secondo me, c’è tutta la forza del lavoro fatto dai ricercatori, cerca sempre di individuare i punti forti, le occasioni da non perdere, le opportunità che si stagliano all’orizzonte.
Anche e soprattutto in questo 2020 segnato dal Covid19. Non a caso il Rapporto nell’anno della pandemia è all’insegna di una sola parola: RIPARTIRE.
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