Un pizzico di vanto istrionico greco. Una punta di malinconia intellettuale delle valli biellesi. E tanto delicato riserbo torinese. Eleni Molos ha 36 anni e ama decantare, raccontare, recitare. È un’attrice dal fascino discreto, che spesso si nasconde dietro a un libro di poesie.
Eleni Molos tra letteratura e filosofia
Il padre nato a Megara, in Grecia, e la madre piemontese hanno instillato in lei il piacere della contaminazione. Le hanno fornito due bacini culturali inesauribili. Da una parte le radici filosofiche e teatrali che l’hanno portata prima al dottorato in filosofia e poi sotto i riflettori di un palco. Dall’altra l’amore per la letteratura e per lo studio puntuale che hanno plasmato il suo animo intimo e lirico.
Eleni Molos e la gerarchia goliardica
Arriva a Torino a 19 anni e si inserisce nella gerarchia goliardica di Villa San Giuseppe, collegio universitario dei Fratelli delle scuole cristiane, dove il direttore fratel Igino Trisoglio ancora oggi si prende cura degli studenti insegnando loro che «non sono persone complete se si dedicano al solo studio». Qui Eleni fonda la compagnia di teatro del Collegio e partecipa a tutte le attività comunitarie, approfondisce la politica, conosce ex studenti imprenditori, contribuisce alla redazione del giornale interno.
Tragicità, riservatezza e ironia
Riesce a fondere la tragicità della Grecia, la riservatezza piemontese e l’ironia dell’ebraismo, sua cultura di elezione.
«Il forte marchio di destino ostile portato dai greci, la comicità un po’ amara della cultura yiddish e la serietà della realtà provinciale biellese a volte in me creano un cortocircuito che, però, mi permette di creare qualcosa di nuovo».
Tutto a Torino, città dove si sente a casa e nella quale assapora la libertà di essere se stessa. In ogni sua sfaccettatura. Collabora con il Teatro Piemonte Europa, il Polo del 900 e l’Università di Torino. Fa parte del Teatro dei Sensibili di Guido Ceronetti e presta voce e volto ad audiolibri, spot, cortometraggi e documentari. Senza rinunciare alla scrittura filosofica per la didattica.
«Torino è una città che ti permette una qualità di vita alta. È molto ricca di eventi offerti a tutti, nulla è esclusivo o proibitivo. C’è l’idea del progresso, della novità, della ricerca. Però “esageruma nen”, diceva Norberto Bobbio. Sotto la Mole amiamo rimanere a misura d’uomo, mantenere questo fascino delicato che non è mai sfacciato».
E se il capoluogo sabaudo si fa sempre più lusingare dall’enogastronomia, Eleni aggiunge un nuovo ingrediente alla sua ricetta contaminata. Con la socia Sara Casiraghi crea il format un po’ teatrale e un po’ alimentare di «QualcosadiSinistra – Parole e Assaggi Mancini», dove si mangia, si beve e si stringono amicizie con la mano sinistra. Cena già rodata, torna a Collegno il 16 aprile e al Circolo dei Lettori di Novara il 14 giugno.
Intreccia ai suoi studi sapori e aromi con il corso di Filosofia in cui le ricette di Sara spiegano i principi dei più grandi filosofi raccontati da Eleni. A partire dal minestrone di Rousseau, il 24 maggio alla Cookin’ Factory.
Contamina, arricchisce e impasta. Eleni prende spunti dal passato e dal presente per ripensare il futuro nella città che ha scelto, Torino: punto di incontro di tutte le sue culture.
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