Il Piemonte è la prima regione italiana per spesa in Ricerca & Sviluppo, ma non occupa il vertice della classifica. Anzi, è in quarta posizione. A brillare, va da sè, è la Lombardia: a metà 2018 contava nella sezione speciale del Registro delle Imprese 2.419 nuove aziende innovative. Quindi: le startup non decollano in Piemonte.
Una distanza enorme con la Lombardia, che evidenzia ritardi dell’ecosistema territoriale, mancanza di liquidità, difficoltà ad approcciare nuovi investitori.
E denuncia l’urgenza di migliorare il finanziamento delle startup per le quali il nostro Paese investe un decimo rispetto all’Europa (nonostante l’Italia produca l’11% del Pil comunitario).
Afferma Giuseppe Russo, direttore del Centro Einaudi: «Alle imprese innovative è affidata la speranza di far crescere i Pil in Piemonte e in Italia», questo trend va monitorato e approfondito. E va invertita la rotta.
Numeri interessanti giungono dall’Osservatorio 2018 sulle “Startup innovative in Piemonte” (gennaio 2019), realizzato dal Comitato Torino Finanza della Camera di Commercio, in collaborazione tecnica con Step Ricerche. È una fotografia puntuale su una realtà che incide ancora marginalmente sul Pil regionale. E la ragione è semplice: il più delle volte si tratta di startup di piccole dimensioni, finanziate dai soci o dai fondatori.
Concentrate soprattutto nei settori classici dell’ICT, le startup piemontesi trascurano filoni più attuali come Open Data e Blockchain, che migliorerebbero anche il mondo dell’E-gov.
Che cosa potrebbe funzionare meglio? L’ecosistema italiano e piemontese dovrebbe lavorare in modo più sinergico e coeso per attrarre maggiori capitali su progetti più importanti di quelli attuali.
Non basta. Il Pil piemontese è pari a 131 miliardi (dato 2016). Il 40% di questo valore aggiunto si può attribuire ad aziende nate prima del 1900. L’Osservatorio incalza: «Nel periodo da inizio secolo alla Seconda Guerra Mondiale, sono state fondate le basi per produrre quasi un terzo, il 27%, del Pil contemporaneo».
Di fronte a questo scenario, le startup hanno oggi una mission (e sono già in forte ritardo): sostituire e modernizzare il tessuto delle imprese.
Per incidere sul Pil dei prossimi anni «è necessario che crescano di numero ed escano dallo stadio iniziale per evolversi con l’espansione commerciale e l’irrobustimento dei volumi». E sono proprio queste le fasi che le startup innovative, non solo piemontesi, stentano a intraprendere.
Chi sono gli startupper piemontesi?
Il 72% delle imprese piemontesi che ha risposto al questionario dell’Osservatorio è stato fondato tra il 2015 ed il 2017. Al momento della costituzione, il 52,9% dei founder aveva tra i 36 ed i 55 anni; il 17.6% tra i 26 e i 30 anni mentre la fascia 18-25 rappresenta quasi il 10%.
Nel 92% dei casi, il management è in mano ai fondatori originari. Il 94% definisce il proprio prodotto/servizio innovativo, il 6% si definisce impresa a vocazione tradizionale. E quali sono i tempi per realizzare una startup? In Piemonte il 42% del campione ha riferito «un anno di lavoro». Ma il 28% ha dichiarato di «aver impiegato dai 2 ai 7 anni per passare dall’idea alla costituzione».
La top five delle difficoltà
Quali sono le principali difficoltà che gli startupper piemontesi incontrano nel loro percorso imprenditoriale? L’Osservatorio ne elenca alcune:
- finanziamento dell’azienda
- ricerca-gestione dei collaboratori e dei clienti sul mercato
- mancanza di cassa
- carenza di un network/connessioni con investitori giusti
- complessità legali e burocratiche
I prossimi step
L’Osservatorio individua anche la via da percorrere: «Sarebbe auspicabile che le politiche pubbliche concentrino gli incentivi finanziari sulle fasi preliminari, sugli strumenti per crescere e raggiungere una dimensione adeguata agli investitori professionali. E che, inoltre, si rivolgano all’ecosistema generale di startup. Da questa condivisione potrà dipendere la capacità di attrarre iniziative anche sul nostro territorio».
Carla De Meo (Treviso, 1966), giornalista professionista, contributor La 7, è nel network di Spazi Inclusi. Ha lavorato al Gazzettino, Antenna Tre e nel sistema camerale del Veneto.
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Carla De Meo (Treviso, 1966), giornalista professionista. Ha lavorato per il Sistema Camerale Veneto, al Gazzettino, ad Antenna Tre. Conduce convegni ed eventi formativi (Made Expo, Edilportale) si occupa di comunicazione strategica di progetti online e offline (edilizia, sostenibilità, economia circolare, comfort, hotellerie).