Craft Valley, ovvero la “valle del manifatturiero”. Evocativa e reale, per Torino, come l’economia ancorata alla concretezza. Il tour avviato la scorsa settimana nelle imprese del territorio subalpino è una buona idea. Si parte in pullman o in macchina. A bordo professionisti del mondo della scuola – insegnanti, soprattutto -, giornalisti, influencer, sindacalisti. Un pubblico inconsueto alla scoperta di aziende piccole e grandi che interpretano con passione il made in Italy. E che sono disposte ad aprire le porte per spiegare la loro passione per l’eccellenza.
Il Craft Valley Tour è un’iniziativa del Gruppo Giovani Imprenditori, in collaborazione con la Camera di Commercio di Torino e l’Ufficio scolastico regionale.
Tra adesso e giugno almeno sei incontri. Una contaminazione di saperi e di sguardi importanti. La scuola e l’informazione sono due punti cardine per costruire futuro. E per iniziare in qualche modo a cambiare “dal basso”.

Si discute molto sullo sviluppo di Torino e sulla necessità di “fare” qualcosa per uscire dall’indifferenza e dall’assuefazione al declino.
Il Craft Valley Tour è un piccolo tassello, una proposta, un atteggiamento.
Intendiamoci: questa iniziativa non cambierà le sorti del mondo e della città di Torino. Però interpreta la corresponsabilità. Spiega “il bello e il ben fatto” diffuso nelle nostre terre: i prodotti manifatturieri, certo, ma anche e soprattutto le persone che lo realizzano, gli sforzi e gli investimenti che stanno dietro.
Vedo, faccio, imparo. Dal food all’automotive, dalla cosmetica alla tecnologia avanzata.
Guardare e misurarsi con l’innovazione può contribuire a creare adulti di domani più consapevoli, meno fragili.
In un tempo di ignoranza smaccata e di emotività “di pancia”, coinvolgere insegnanti attenti a riportare sui banchi di scuola la passione per il futuro, che possono incontrare nel Craft Valley Tour, sa di buono.
È contributo civico a non creare alibi. Serve a essere concreti, a non spararle grosse e a guardare lontano.